Mi immagino Riccardino come il filosofo di Sinope: che invecchia in una botte, magari con un ces
tino di frutta. E' uno di poche parole, ma le sue birre hanno così tanto da raccontare. E' il Diogene dei birrai: niente esibizionismo, bando a fronzoli e convenzioni. L'umiltà è un bene da pesare a carati ormai e lui ne ha da vendere. Prima che la febbre del legno contagiasse le masse, da "Monzeugh" qualcuno era già salito a Monleale a chiedere a un amico qualche botte. Prima che in Italia la barrique diventasse "tres chic" qualcuno già meditava di rubarne qualcuna (traduzione libera..). Così, tra sedie e bende quel qualcuno diventava un precursore e un fuoriclasse.

Ieri sera, con Riccardino e altri amici, Bran Barrique Cuvee: nero intenso e gran cappello di schiuma beige. Promette e mantiene i profumi dei migliori invecchiamenti, legnosi, tostati, di frutta rossa, quelli cazzuti che ti stendono, ma con classe. Ed è un KO che si accetta a braccia aperte.
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