Venerdì grande serata al 4:20 per il Beer World Party. Badare: non era solo la -festa delle birre del mondo-, ma la –festa del mondo della birra-. E lo è stata sul serio. Per la presenza di mastribirrai e appassionati, per una cotta pubblica che ha permesso agli interessati di capire, seguire e godersi concretamente il processo di birrificazione e per la cura nell’organizzazione con cui si è voluti andare oltre l’ottima bevuta, come dimostrava la presenza di utili “guide alla serata” con molte informazioni sulle birre a disposizione e qualche dettaglio tecnico per i più curiosi. Non dimentichiamo 18 birre alla spina e 3 dai cask. Tutto questo grazie ad Alex Liberati, patron del locale, che presentava così le tre serate: «Un’occasione per fare il punto della situazione, per focalizzare cosa sta realmente accadendo oggi nel mondo della birra. Un momento per dare uno sguardo alle tradizioni da cui proveniamo e per cercare di capire cosa fare in futuro. Uno strumento per valutare dove in tutto questo si posiziona il movimento brassicolo italiano, tanto discusso e parlato». Per far questo, tre serate, ottimi piatti d’accompagnamento e più di 70 birre suddivise in tre gruppi: Punto di partenza – Belgio, Germania e Inghilterra; Venti di cambiamento – Italia e Olanda; Birre estreme – America, Danimarca, Finlandia e Norvegia. Un pò per patriottismo spinto e un pò per alcune delle birre presenti, abbiamo optato per la serata Italia-Olanda. C’era solo l’imbarazzo della scelta: le nostre White Dog (Barrel Porter, Boot Hill, Tall Dark Stranger), Montegioco (Mummia, Tibir, Quarta Runa), Ducato (Viaemilia, A.F.O. New Morning) e dall’Olanda, De Molen (Rasputin 2007, Hel & Verdoemenis, Ruig & Rood, Hemel & Aarde, Bommen & Granaten, Lusten & Lasten, Amarillo), De Prael (Willeke, Willy, Mary 2007, Rotten Father), Klein Duimpje (Imperial Russian Stout, Hillegomse Hangkous). Difronte a tanta abbondanza, non si può che posporre la propria salute (e patente nel peggiore dei casi) al dovere d’assaggio e iniziare a saccheggiare spine e cask. Ora, sulle Montegioco di Riccardo Franzosi, presente alla serata, non c’è più nulla da aggiungere: qualità alta e costante, estro unico per creazioni particolarissime:birre uniche e riconoscibilissime. La Mummia, che avevo già provato nella versione “liscia” e che abbiamo trovato in versione “mossa”, rifermentata con lieviti da vino e l’ormai celeberrima Quarta Runa, con pesche di Volpedo, non si dimenticano facilmente e finalmente ho potuto assaggiare la Tibir, prodotta con uva Timorasso spremuta e bollita: il risultato è una birra color oro, dal naso elegante e di grande bevibilità. In forma anche l’APA di White Dog e la Boot Hill, ma se è una botta di luppolo che cercate allora l’A.F.O. del Ducato può levare grosse soddisafazioni. Spostandoci più su in Europa, arrivano le birre (sono un’infinità) di Menno Olivier di De Molen, che al 4:20 occupano fisse almeno qualche spina. Negli anni le birre del Mulino di Bodegraven si sono fatte apprezzare sempre più, in particolare per l’impressionante vastità di scelta (praticamente di tutto). Durante la serata al mastro birraio Menno Olivier è stato dato il premio per “Miglior birrificio dell’evento”. Tra le varie ho assaggiato la Hemel & Aarde (cielo e terra), imperial stout prodotta con i malti torbati della distilleria scozzese di Bruichladdich, la Lusten & Lasten (gioie e dolori) una triple molto fruttata e la Ruig & Rood (rozza e rossa) ottima irish red amara e vellutata, con l’aggiunta di luppolo Saaz in dry hopping, che regala note equilibrate ed eleganti. Di De Molen non potete assolutamente perdere la Bommen & Granaten, grande barley wine minacciosissimo dall’alto dei suoi 16°. In mezzo abbiamo infilato una stucchevole spremuta di caramello, la Mary di De Prael. Che dire di questo Beer world party, l’atmosfera era accogliente, il bicchiere sempre pieno ed io, dopo questa decina di birre,orizzontale..Questi di solito sono indizi d’una gran bella serata. E’ sempre piacevole poter provare e scoprire nuove birre e lo è ancor di più quando eventi ad hoc sono organizzati qui a Roma, segno d’una scena brassicola in fermento, d’un interesse che cresce e di nuovi curiosi illuminati che si avvicinano a questa grande realtà.
24 gennaio 2009
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